Questo è l’ ultimo e più recente volume dei tre libri principali. Un pellegrino cinese, I-Tsing, scrisse intorno al 500 d. C. che le prime opere di medicina indiana erano state riunite da Vagbhata in un nuovo volume. Vagbhata è nato a Sindh, una provincia del Pakistan, ed è stato insegnato alla medicina ayurvedica dal padre e da un monaco buddista di nome Avalokita. Gli storici ancora discutono sulla data corretta, e potrebbe essere ovunque tra il 200 aC e 500 dC. Dalle sue note, si suppone che Vagbhata era un buddista. A causa del suo essere buddista, il suo lavoro si diffuse in Tibet e da lì in Cina e Giappone.
L’ autore ha scritto un altro famoso libro, Ashtanga Hridaya, che è una versione condensata dell’ Ashtanga Samgraha. Questo lavoro è particolarmente apprezzato per la chiarezza della sua presentazione. E’ scritto in versi, in contrasto con il Samgraha dove si trovano i passaggi in prosa.
Fu Vagbhata che introdusse il concetto di astrologia medica nei suoi scritti. Egli scrisse che il decorso delle malattie, quando si verificano sotto diverse costellazioni astrologiche, prende direzioni diverse. La parola Ashtanga suggerisce che questo lavoro si occupa dell’ ottavo concetto di Ayurveda (ashtanga ayurveda).
L’ Ashtanga Samgraha è composta da 6 libri, 150 capitoli e 9.241 passaggi di prosa e di versetti in opposizione all’ Ashtanga Hridaya, che consiste di 6 libri, 120 capitoli e 7.120 versi. La prosa di Ashtanga Samgraha è arcaica nel linguaggio e nello stile con parole molto difficili da capire e frasi lunghe. Fornisce pratiche religiose molto dettagliate, costumi sociali e credenze. Verses da Sushruta, Charaka, e molti altri testi antichi sono stati incorporati.
I sei capitoli dell’ Ashtanga Samgraha sono:
Sutra Sthana (Principi generali): Si tratta di quaranta capitoli ed è un’ ottima introduzione all’ argomento dove l’ autore parla di salute, una lunga vita libera da malattie, igiene personale (un argomento che le università nelle scuole mediche europee non includevano fino alla fine dell’ Ottocento), le cause della malattia, come i diversi momenti del giorno o dell’ anno influenzano l’ organismo umano, i tipi e le classificazioni della medicina, il significato del senso del gusto, le bioenergie, le terapie, l’ intervento chirurgico.
Sharira Sthana (Anatomia e Fisiologia): Questo ha dodici capitoli, e descrive l’ anatomia umana, la gravidanza e le possibili complicazioni durante il parto, costituzioni individuali, e vari aiuti per stabilire una prognosi. Ha anche menzionato sogni e presagi di buon auspicio e infausto.
Nidana Sthana (Diagnosi delle Malattie): ha sedici capitoli, ed elabora le cause, i sintomi premonitori, le caratteristiche, la patogenesi e la prognosi di alcune importanti malattie che rientrano nel regno della medicina interna.
Chikitsa Sthana (Therapeutics): Questo ha ventiquattro capitoli, e descrive il trattamento delle malattie discusse nel libro precedente.
Kalpa-Siddhi Sthana (ricette per il trattamento di purificazione e la farmacologia): questo ha otto capitoli e si occupa di terapie, come il vomito terapeutico indotto, l’ uso di lassativi, le malattie, complicanze che possono verificarsi durante tali terapie, e i farmaci necessari.
Uttara Sthana (Altri sette rami oltre a Chikitsa): ha cinquanta capitoli e presenta il lavoro più dettagliato di Ashtanga Samgraha. Qui si parla dipediatria, psichiatria, oftalmologia, chirurgia, tossicologia, terapie rigenerative, geriatria.
Commenti e traduzione: Conosciamo l’ esistenza di trentasette commenti, traduzioni in tibetano e arabo, nonché una traduzione in tedesco di Hilgenberg e Kirfel (1937) dell’ Ashtanga Hridaya. È disponibile una traduzione completa in inglese dell’ Ashtanga Hridaya dal titolo Ashtanga Hridaya di Vagbhata, del professor K. R.. Srikantha Murthy.
È in corso la prima traduzione completa in inglese dell’ Ashtanga Samgraha, a cura del professor M. Mahadeva Shastry del Centro internazionale di ricerca ayurvedica di Bangalore. Questo lavoro ha una portata immensa e richiede un’ ampia conoscenza del sanscrito e della medicina.